Forte dei Marmi Galleria Kontraste 1996


Ad occhi chiusi

Testo di Luciano Caramel 

Occhi chiusi è il titolo di un dipinto famoso di Oredon Redon. Me lo ricorda Giuliana Fresco mentre, nella sua bella casa milanese, a pochi passi da San Lorenzo, in una situazione ambientale del tutto in sintonia con le sue inclinazioni poetiche ed espressive, guardiamo uno dei suoi ultimi lavori. Lo ha chiamato, l’autrice, Lo sguardo. E lo sguardo, di prim’acchito indirizza verso l’esterno, il fuori, in direzione centrifuga. Ma, subito lo si avverte addentrandosi nell’immagine, è in verità un guardare tutt’interno, introverso, centripeto: un guardare ad occhi chiusi, appunto.

Là, nella suggestiva pittura di Redon, tutto è ermeticamente chiuso nel vuoto della giovane donna, come sospesa in un luogo e in un tempo indefinibili. La figura emerge fino alle spalle da un qualcosa che non si sa se sia di qualità acquorea, o altro. E’, ha ben scritto Rudolf Koella, un brano di pittura metafisica la raffigurazione di uno stato d’animo, che agevolmente potrebbe essere stata chiamata “Il sogno”, “Melancolia” o “Meditazione”. Qui, nell’opera della Fresco, una delle sue ultime e più intense, si attua il percorso opposto. Quanto è sognato-pensato diviene l’oggetto del quadro. Ed è da esso che si deve risalire alla fonte sognante-pensante, implicita nella proiezione pittorica, come, al contrario appunto, questa era celata dietro le palpebre abbassate del soggetto calato – e chiuso, come s’è detto-nella sua visione interiore. E’ questa la chiave di entrare nel mondo di Giuliana Fresco, che, lo diremo subito, ha poi un’intonazione fortemente espressiva, di partecipazione attiva, lontanissima dalla decantazione e, alla fin fine dal distacco del pur amato, e guardato, pittore francese. Prima, è tuttavia utile fare qualche passo in dietro, per ricordare quanto la Fresco ha fatto prima della svolta, attorno al 1991, dalla quale muovono gli esiti più recenti, di particolare pregnanza di energia. Ciò non solo perché si tratta di opere in Italia sconosciute – l’artista vive per lo più a Londra dal 1977-, ma perché anche vi sono in esse i presentimenti, almeno, e non di rado pure il primo affiorare di quanto si affermerà in seguito.